NAUFRAGHI SENZA VOLTO – Teatro Astra, TORINO

Perché nel caso di tragedie come quella delle Torri Gemelle o del disastro aereo di Linate si fa l’impossibile per identificare le vittime, mentre per i migranti in mare no? Esistono forse esseri umani di serie A e di serie B? Nonostante tutto quello che continua a succedere, non si pensa alla sofferenza di chi ha una persona cara che ha intrapreso un viaggio alla ricerca di un futuro migliore e non sa se ce l’abbia fatta, se stia bene, se lo rivedrà mai. Si chiama “ambiguous loss”, perdita ambigua, il sentimento che provano i parenti delle persone scomparse, un lutto che non si riesce a elaborare, perché non c’è la presenza di un corpo a confermarne la morte. È questo il contesto in cui opera il Labanof – Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano – diretto da Cristina Cattaneo, antropologa, medico legale e autrice di Naufraghi senza volto (Raffaello Cortina Editore). Il Labanof è riuscito a realizzare un piccolo miracolo: «restituire una storia, un’identità e perfino la dignità» alle vittime senza nome dei naufragi del Mediterraneo.

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